[2018 – …]

L’opera ideata da Eva Frapiccini è il frutto di un progetto partecipativo che ha coinvolto archivi storici e centri studi sulle mafie, familiari delle vittime, scuole e biblioteche di Palermo e del resto di Italia, in un percorso di ricerca sui personaggi che hanno caratterizzato la stagione di lotta alla mafia tra gli anni ’70 e ’90 del XX secolo. L’approccio scelto dall’artista focalizza la dimensione intima che si manifesta nelle testimonianze del lavoro di magistrati, giornalisti, sindacalisti e ispettori di Polizia, o cittadini che hanno speso la propria vita contro la mafia. Attraverso la documentazione fotografica il progetto mette in luce gli strumenti quotidiani, come appunti, discorsi, registri e note, raccolti e custoditi nei molti archivi privati. Il lavoro dell’artista è dunque un archivio in fieri, che tramite un’installazione accessibile, consultabile e coinvolgente, invita il pubblico ad addentrarsi nella quotidianità dei singoli percorsi. L’analisi dell’artista è rivolta in particolare alle relazioni tra le linee investigative che sono state seguite in parallelo, o a distanza di anni, da persone diverse. Tali piste sono state interrotte poiché costituivano una minaccia per i traffici mafiosi; le persone sono state uccise, ricorda l’artista con questo lavoro, proprio perché troppo brave nella loro AzioneOgni scatto fotografico presentato in mostra desidera sottolineare l’importanza di questa Azione costante, al di là dell’iconologia costruita sulle vittime e sugli eroi.

La struttura-archivio, che esternamente si presenta come un unico corpo cubico, è composta internamente da 6 moduli montati verticalmente su dei cassetti estraibili a mò di singoli espositori fotografici, dentro i quali verranno incastonate a coppie le fotografie. La struttura-archivio è collocata sopra una pedana in legno, circoscritta dai 4 pilastri centrali della Sala Almeyda. Lo spettatore ha così modo di “entrare” fisicamente nel cubo e visionare in modo coinvolgente ciascuna delle fotografie contenute nell’installazione. 

Il progetto è stato vincitore della prima edizione del bando Italian Council, sostenuto dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane (DGAAP) del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.